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Bianca Colbi Finzi Z'L'


Molte delle donne impegnate nell’ADEI WIZO di cui abbiamo scritto in questa rubrica hanno vicende personali che le vedono lottare attivamente per l’ebraismo, sia in guerra che in pace. Meriterebbero tutte un ricordo nelle nostre città. Bianca Colbi Finzi è tra coloro che lo hanno avuto, nell’amata Bologna, dove pochi mesi fa le è stato dedicato un giardino insieme ad un’altra intellettuale ebrea, Gemma Volli, con cui ha condiviso un percorso analogo. Una targa che non onora due vittime della Shoah, come spesso accade, ma due donne che con la loro intelligenza e determinazione hanno contribuito alla rinascita dell’ebraismo dopo la catastrofe.




Bianca però non è di origine bolognese. Nasce nel 1916 a Knittelfeld, in quella che era allora la Stiria dell’Impero Austroungarico. È figlia di Antonio e Giusta Levi, una famiglia triestina impregnata di cultura mitteleuropea che le trasmette una forte identità ebraica. L’istruzione a casa di Bianca è al primo posto tanto che si iscrive all’Università di Padova per poi proseguire gli studi in piene leggi razziali, fino all’ottobre del 1939, quando riuscirà a laurearsi in Lettere all’Università di Bologna, “Ultima in lista per non contaminare i colleghi ariani” – come ricordava lei stessa. Poco tempo prima, nel 1937, ha conosciuto e sposato l'ingegnere ferrarese Italo Finzi, trasferendosi con lui nel capoluogo emiliano.

Poi lo scoppio della guerra: la nuova famiglia si prepara ad affrontare le nubi che si addensano sull’Italia e sul futuro degli ebrei. Forse sarebbe facile per lei restare nascosta sull’Appennino Tosco Emiliano, dove la famiglia si rifugia nel 1943, ma con l’armistizio Bianca partecipa alla lotta di liberazione aderendo a “Giustizia e Libertà”. Nel dicembre del 1943 con la famiglia si sposta a Burzanella, a ridosso della linea Gotica, e il ruolo di Bianca nella resistenza si fa sempre più attivo. Per aiutare le formazioni partigiane utilizzerà anche la sua conoscenza della lingua tedesca.

Alla fine della guerra, rientrata a Bologna, si dedica completamente alla ricostruzione della Comunità con la collaborazione di un gruppo di ufficiali della Brigata Ebraica (sarà poi Presidente della Comunità ebraica bolognese dal 1987 al 1999). Con il suo contributo viene ricostruita anche la sezione bolognese dell’ADEI WIZO che vede in Bianca un’anima instancabile. Era inevitabile che ne diventasse Presidente, ma il suo lavoro si fa notare ad un livello più alto. Nel 1972 diventa Vicepresidente nazionale e dal 1976 al 1985 è la Presidente Nazionale dell’ADEI WIZO.

Gli incarichi in ADEI WIZO vengono assolti da Bianca Finzi con molta determinazione: getta le basi del coordinamento con molte associazioni femminili italiane, con le autorità di Bologna (che in quegli anni vede la riqualificazione del vecchio ghetto e l’apertura del museo ebraico), contribuisce con idee e progetti molto concreti alla vita dell’associazione e al sostegno dei più deboli ed è chiamata a prendere importanti decisioni nei momenti più difficili dei rapporti tra lo Stato di Israele e la politica Italiana. Negli anni 70, grazie al suo carisma e con le amiche del Consiglio Nazionale delle Donne Italiane (CNDI), ottiene che dalle mozioni finali della Conferenza Internazionale delle donne di Berlino Est sia eliminata l’affermazione “Sionismo uguale razzismo”. Sotto il suo mandato, nel 1977, si festeggiano a Torino i 50 anni dell’ADEI WIZO. Nel 1981 è, insieme ad Alberta Temin, la rappresentante dell’ADEI WIZO a Lussemburgo alla seduta del parlamento Europeo, dove si tratta della condizione femminile della donna nella Comunità. Bianca partecipa inoltre alla prima conferenza femminile in favore degli ebrei russi che si tenne a Ginevra nel 1983, si batte per la liberazione di Ida Nudel e altri dissidenti ebrei sovietici confinati in Siberia. Innumerevoli sono i suoi impegni internazionali a favore di ebraismo e sionismo, tanto che a fine mandato diventa anche membro onorario dell’esecutivo della World WIZO ricevendo il certificato Rebecca Sieff. “La nonna però non si vantava mai dei suoi incarichi – ricorda la nipote Anna Orvieto– svolgeva le sue attività per il bene comune lavorando con semplicità e decisione. Amava condividere con noi i suoi successi e quando raggiungeva un risultato tornava a casa con gli occhi brillanti e un gran sorriso di soddisfazione che coinvolgeva tutta la famiglia”.

Bianca Colbi Finzi si spegne a Torino nel 2007.

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