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#Dalla sezione di Milano: “Era un giorno di festa”, l’emozionante docufilm sul 9 ottobre 1982


Una serata molto emozionante quella che si è svolta ieri nella prestigiosa sede di Palazzo Delle Stelline a Milano. Organizzato dall’Associazione “9 Ottobre” e dalla sezione cittadina di ADEI WIZO Sezione Milano l’incontro ha presentato il docufilm “Era un giorno di festa” sull’attentato alla Sinagoga di Roma, di cui quest’anno ricorre il 40 esimo anniversario.

Presenti in sala 200 persone tra cui illustri ospiti del pubblico milanese della Comunità Ebraica di Milano. E’ stata moderata da Roberta Vital Vicepresidente della Sezione dell’ADEI WIZO milanese con una toccante introduzione. “L’obiettivo di questo film è quello di tramandare una memoria collettiva alle future generazioni in merito a quello che è stato il più sanguinoso attacco antiebraico dal dopoguerra avvenuto su suolo italiano – ha dichiarato Vital - Un atto terroristico nel cuore della Comunità ebraica di Roma, in cui rimasero ferite 40 persone e perse la vita un bambino di soli due anni, Stefano Gaj Tachè che qui vogliamo ricordare. Durante il suo insediamento il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella pronunciò queste parole: era un nostro bimbo, un bimbo italiano. Con queste parole, come scrive Gadiel Tachè nel suo libro “Il silenzio che urla”, per la prima volta veniva rotto e infranto quello schema per cui ciò che era avvenuto non riguardava il popolo italiano ma un corpo separato a sé stante, forse perché gli ebrei non furono considerati italiani? La necessità di tenere unite l’identità ebraica e l'italianità del piccolo Stefano è il modo fondamentale per evidenziare ciò che a molti non appare ancora abbastanza chiaro, cioè che ogni comunità ebraica, ovunque essa si trovi, si riconosce pienamente appartenente alla propria nazione di origine. Ricordiamo il clima di odio che ha preceduto quell’attentato perché, questo deve sempre essere tenuto bene a mente, l'antisemitismo prima di manifestarsi attraverso la violenza necessita che venga arato il terreno. Grave il fatto che ancora la verità non sia stata trovata e giustizia non sia stata fatta”.

Ed è stato lo stesso Gadiel Taché a spiegare a un pubblico attento e commosso come, dopo tanti anni, è maturato forte in lui il desiderio di rendere pubblica la propria testimonianza attraverso un libro e un docufilm in maniera che fosse da monito ai giovani e che non venisse dimenticato il tragico assassinio del fratellino Stefano di soli due anni da parte di un commando di terroristi palestinesi.

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