Dal Desk della Presidente
Ma vi sembra possibile che, ancora, le madri di Israele debbano percorrere la ruota di un destino che, ciclicamente, le porta a piangere i loro figli belli, sani e forti, uccisi in una normale sera di primavera, al bar con gli amici? E tante altre madri, ugualmente, a stracciarsi le vesti nell’urlo lacerante per la perdita di altri figli, strappati alla vita da guerre, oggi più che mai, inaccettabili?
Pesach si avvicina, nelle nostre cucine le pentole sui fuochi spargono profumi di festa, le tovaglie più belle sulle tavole e tutto, dopo una fatica immane, sarà perfetto per accogliere una tra le più solenni e importanti ricorrenze ebraiche.
Questo ogni anno si ripete, sempre uguale, e nulla può variare per un unico, semplice ma fondamentale motivo: tramandare.
Alle nostre figlie, perché imparino e a loro volta possano trasmettere ai loro figli il valore della tradizione che garantisce la conservazione del popolo ebraico. Tutto ciò ha un significato gioioso, coinvolgente, che vede le donne della famiglia al lavoro, senza sosta, per giorni e settimane, per pulire a fondo la casa, la cucina, fare la spesa speciale di Pesach e preparare.
Sempre come è stato e come sarà.
Questo è il nostro ruolo, che affonda le sue radici in quello che le donne hanno svolto nella schiavitù d’Egitto e nella liberazione del popolo ebraico.
In che cosa però questo Pesach è diverso dagli altri? C’è un gran peso sul cuore, un senso di oppressione e di impotenza nel constatare tanto dolore attorno a noi che offusca la gioia, seppur faticosissima, dei preparativi.
Sinceramente non so chi tra tutte noi riesca a vivere questi giorni in serenità.
Dobbiamo ritrovare la forza e il coraggio che fa delle madri le protagoniste dell’accoglienza e dell’accudimento, coloro che sanno esprimere e trasmettere al meglio la gioia e che sono determinanti quando si tratta di prendere in mano situazioni difficili, anche capovolgendo i destini.
Miriam depose suo fratello Mosè in una cesta sul Nilo, per dare al nostro Popolo non solo la speranza, ma anche la forza per impacchettare tutto in fretta e partire, spronandolo ad attraversare il Mar Rosso, trasmettendo la devozione e la fiducia perché non cedesse all’idea di tornare sui propri passi.
Non ci mettiamo in cucina a preparare il charoset semplicemente perché siamo donne, ma lo facciamo perché sappiamo che il nostro compito è quello di preservare il ricordo della fuga dall’Egitto. Spesso, infatti, quelle che sembrano essere scritte tra le righe di vecchi quaderni di ricette, sono altre fughe e altre forme di salvezza. Per i nostri mariti il miglior charoset sarà sempre quello della loro mamma, ma noi sappiamo che le nostre figlie ripeteranno la ricetta imparata sin da bambine dalle loro madri.
Quanto della sofferenza di Miriam c’è nelle donne di oggi, nel loro dolore per l’inutile perdita dei figli uccisi, nel dover lasciare di nuovo la propria casa verso un’altra terra che sia promessa o obbligata.
Eppure quanta gioia nel canto dopo lo scampato pericolo, affinché la vita sia sempre onorata.
In questo Pesach siamo tutte un po' Miriam: impegnate per far andare le cose meglio, per guidare chi ha bisogno di noi e per portare avanti il nostro Popolo con gesti importanti anche se semplicissimi, come preparare il miglior charoset di sempre.
Pesach casher ve sameach a tutti voi e alle vostre famiglie con questo video dell'Orchestra filarmonica d'Israele..
Susanna Sciaky, Presidente Nazionale ADEI WIZO