Dal Desk della Presidente
L’aggressione del dodicenne di Campiglia Marittima da parte di due quindicenni che lo hanno apostrofato con frasi degne di un ufficiale nazista, è un grave campanello d’allarme per l’Italia in cui viviamo. Ci conferma che il razzismo e l’antisemitismo in Italia non si sono mai sopiti, ma sono radicati anche in generazioni che, per il contesto democratico faticosamente conquistato, dovrebbero essere cresciute in una società in cui il rispetto e la multiculturalità siano valori imprescindibili.
Non possiamo più minimizzare questi episodi attribuendoli a una ragazzata o all’ignoranza. Nell’era di internet e della comunicazione globale il “non sapere” il significato dei termini usati nell’aggressione non è una scusante; al contempo abbiamo il dovere di vigilare perché proprio gli strumenti che i giovani usano quotidianamente per informarsi non facciano passare il messaggio che la becera retorica razzista del nazifascismo sia accettabile, come troppe volte è capitato.
Dobbiamo ripartire invece proprio dall’episodio di Campiglia Marittima per capire cosa si sta sbagliando nell’educare una generazione di Italiani. Sicuramente l’età degli aggressori ci fa capire che c’è stata una lacuna importante nella loro formazione, proprio nel periodo in cui la scuola dell’obbligo dovrebbe aver fornito loro le nozioni e gli strumenti critici per rendersi conto dell’enormità del loro gesto. Tutti gli indici in diversi paesi ci parlano di un riacutizzarsi di fenomeni analoghi di antisemitismo tra i ragazzi e sicuramente la pandemia ha contribuito al deficit dell’informazione scolastica, ma proprio per questo dobbiamo lavorare più duramente per contrastare il fenomeno.
Proprio l’esperienza dell’ADEI WIZO nel creare la sezione ragazzi del Premio Letterario Adelina Della Pergola, insegna che possiamo dare in mano agli adolescenti l’arma più potente per contrastare il fenomeno dell’antisemitismo: quella della cultura.
Leggere, informarsi, capire: sono antidoti lenti contro il virus dell’antisemitismo, ma sono forti e sono passioni che possono essere tramandate ai propri figli, facendo in modo che ogni generazione sia migliore di quella precedente.
Da sempre impegnate nella tutela dei minori il nostro pensiero oggi va soprattutto al ragazzo, che ha scoperto l’esistenza dell’odio razziale in un modo talmente traumatico che potrebbe condizionare il resto della sua vita. Proteggerlo e ridargli fiducia nella società è il nostro compito. La sezione ADEI WIZO di Livorno con la Presidente Carla Guastalla e i bambini del Talmud Torà della città si stanno già mobilitando per portargli una prova di affetto che ci auguriamo possa ridargli la speranza che il mondo in cui crescerà sarà ricco anche di persone e di ragazzi pronti a volergli bene.
Susanna Sciaky, Presidente nazionale Adei WIZO