top of page

Rinascere alla WIZO: la storia di Miriam



Israele è costantemente sotto attacco, ma questo non ferma il lavoro della WIZO nel dare rifugio e una vita serena alle donne vittime di violenza domestica. La guerra, però, complica molto le cose. La storia che ci arriva da Miriam (il nome è di fantasia per ragioni di sicurezza) ci parla del suo grande dolore, ma anche della speranza di avere una nuova vita. Poi però, , il destino riserva a Miriam ancora una prova. Il 7 ottobre è al festival Nova e vede i suoi amici morire. Eppure, questa continua a essere la storia di una donna che oggi ha ritrovato se stessa e il desiderio di vivere, grazie a una rete di persone che ha sostenuto ogni suo momento difficile.

"Mi chiamo Miriam, ho 34 anni. Sono nata in Israele da genitori immigrati dall'Etiopia nel 1984 e sono cresciuta ad Ashdod.

Ho avuto un'infanzia difficile. Gli abusi sessuali sono iniziati a 4 anni. All'età di 13 anni ho iniziato a reagire scappando di casa insieme ai miei amici. Facevo uso di alcool e droghe. A 14 anni, dopo la denuncia delle mie fughe da parte di mia madre, i servizi sociali sono intervenuti e mi hanno portata in una struttura protetta.

Ho frequentato un collegio completando la scuola superiore ottenendo un diploma, ma non ho mai affrontato i miei traumi. La persona che mi ha abusato è stata nella mia vita per diversi anni ancora, poi è scomparsa. Era un parente lontano, mi minacciava ed io non ho mai raccontato nulla a nessuno, nemmeno quando mi trovavo lontano da lui.

Dopo la scuola superiore mi sono arruolata nell'esercito e ho conosciuto la persona che oggi è il mio ex-marito. Abbiamo avuto una relazione estremamente tossica fisicamente, sessualmente, mentalmente e finanziariamente.. La violenza è iniziata presto; era ossessivo e geloso e quando beveva diventava violento. Ma era anche molto affettuoso e protettivo—o almeno così pensavo.

L'ho sposato e abbiamo avuto un figlio. Credevo che le cose sarebbero migliorate. Siamo stati insieme per nove anni e sposati per sei. Nel 2015, dopo un episodio di violenza, ho contattato la mia ex insegnante che è venuta a prendermi e mi ha nascosto nel mio collegio. Ho incontrato un'assistente sociale che mi ha suggerito una casa protetta. Quella è stata la prima volta che ho pensato che anche io potevo considerarmi una donna maltrattata.

Ma dentro di me mi rifiutavo ancora di crederci e, dopo solo tre settimane, il mio ex mi ha convinta a tornare indietro affittando un appartamento tutto nostro. Tre anni dopo, nel 2018, dopo molti tentativi di divorziare e separarci, c'è stato un episodio di violenza molto grave e, soprattutto, mi sono resa conto che mio figlio era abbastanza cresciuto da capire cosa stava succedendo.

Ho contattato di nuovo la mia insegnante e ho detto che ero pronta a fare tutto il necessario per salvare me e mio figlio.  I servizi sociali di Ashdod, dove hanno determinato che ero ad alto rischio e avevo bisogno immediatamente di un luogo sicuro e mi hanno portato subito, insieme a mio figlio, in una casa protetta della WIZO in un'altra città.

Qui ci hanno accolto con tanto amore e ci hanno fornito tutto ciò di cui avevamo bisogno. Mi è stata assegnata un'assistente sociale straordinaria che da allora è stata sempre con me. Per la prima volta sono riuscita a parlare della mia infanzia. Ho iniziato a disegnare: alla WIZO hanno visto il mio talento e mi hanno mandata a studiare disegno al Museo d'Israele. Poi mi hanno iscritta a un corso di orientamento professionale dove ho potuto testare le mie capacità comprendendo che potevo studiare architettura.

In questo periodo ho imparato chi sono, le mie capacità, gli obiettivi che posso raggiungere e ho imparato ad amarmi nonostante tutto quello che ho passato. Soprattutto ho imparato che se qualcuno ti ferisce, non può essere per amore. La mia vita è cambiata completamente. Con l'aiuto della mia assistente sociale, ho fatto domanda per frequentare il corso di architettura e design d'interni al Shenkar College e sono stata accettata grazie all'aiuto di un artista che mi ha preparato.

Ho lasciato il rifugio della WIZO dopo un anno e mi sono trasferita in un appartamento di transizione, anch'esso parte del programma WIZO. Ci sono rimasta per alcuni mesi, ma con la difficoltà di studiare e crescere un figlio avevo bisogno dell'aiuto dei miei genitori. Così loro si sono trasferiti nella città dove vivo oggi, mi hanno affittato un appartamento, a cui la WIZO ha fornito arredi e mobili. Avevo anche un mentore che mi visitava settimanalmente. Sono diventata più forte e più indipendente e ho iniziato a lavorare con giovani a rischio.

Poi è arrivato il Festival Nova. Sono andata lì con due amici per godermi una notte di ballo e mi sono ritrovata ferita, con due miei amici morti accanto a me. Sono sopravvissuta per miracolo. Dopo quel giorno, l'assistente sociale del rifugio WIZO mi ha contattata e da allora viene a trovare ogni settimana per aiutarmi a superare il trauma.

Ora, dieci mesi dopo, sto di nuovo affrontando il mio ex-marito. Subito dopo il 7 ottobre ha assunto un avvocato e mi ha citata in giudizio per la custodia del bambino, sostenendo che sono mentalmente instabile a causa di ciò che ho passato al Nova. Siamo andati in Tribunale e hanno stabilito che sono mentalmente sana. Poi mi ha accusata di trascurare nostro figlio. Il Tribunale ha nominato un'assistente sociale per valutare le mie capacità genitoriali. Hanno visitato la mia casa molte volte e hanno visto che mio figlio è ben accudito. È un bambino straordinario, socievole ed eccelle a scuola.

Ho collaborato con la WIZO attraverso il mio ruolo di testimone dei massacri del 7 ottobre, lottando per il ritorno degli ostaggi e per la sicurezza di mio figlio e di tutti noi in Israele. Ho partecipato a diversi progetti. Come se non bastasse dover affrontare il ricordo della morte dei miei amici davanti ai miei occhi, il mio ex marito ha usato come pretesto queste attività per affermare che stavo abbandonando mio figlio. La WIZO è venuta ancora una volta in mio soccorso fornendomi un avvocato che ha preso in mano la causa per impedire che mi venga portato via il bambino.

Non ho parole per esprimere la mia gratitudine alla WIZO che mi ha protetto e grazie alla quale oggi sono ciò che sono.

Il mio sogno oggi è quello di creare in tutto il Paese dei luoghi sicuri per i giovani a rischio nelle strade. Credo di poter realizzare questo obiettivo attraverso il mio lavoro e spero di poter restituire ciò che la WIZO ha dato a me.

37 visualizzazioni

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page