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Un sondaggio rivela quanto le madri di Israele abbiano bisogno di aiuto



In occasione della prossima Giornata Internazionale della Donna, l’8 marzo, la WIZO vuole portare all’attenzione del mondo la difficile condizione delle madri che in Israele sono profondamente colpite dalla guerra.  

A seguire e sulle nostre pagine social, troverete alcune riflessioni sull’importanza di queste “Eroine del Fronte interno”, che si sono ritrovate in una situazione che causa danni psicologici e mette in crisi il loro lavoro e la loro condizione economica. Un disagio che spesso sfugge alle analisi e al supporto delle Istituzioni, come del resto avviene in molti paesi del mondo dove il grande impegno delle donne a favore della propria famiglia non riceve la considerazione che merita.

Per quantificare i problemi delle donne del popolo di Israele, la WIZO ha commissionato un sondaggio all’Istituto Rushnik, che ha coinvolto un campione rappresentativo di 600 madri di età compresa tra i 20 e i 55 anni, ciascuna con almeno un figlio sotto i 18 anni e/o in stato di gravidanza.

I risultati sono allarmanti: il 51% delle madri ha riferito che il proprio stato mentale ed emotivo è peggiorato dall’inizio della guerra. Il 40% ha dichiarato che la propria situazione finanziaria si è aggravata, mentre il 29% ha segnalato un deterioramento dello stato emotivo dei figli.

Altrettanto preoccupante è l’impatto sull’economia: il 19% ha risposto di aver avuto un impatto negativo sulla propria occupazione, mentre il 43% ha dichiarato di aver bisogno di aiuti finanziari, il 27% ha bisogno di aiuto nella gestione della casa, il 26% necessita di assistenza per la cura dei figli e l’8% ha richiesto aiuto medico. Tuttavia c’è una notevole disparità tra le necessità e quanto può fare lo Stato. Solo il 4% delle madri ha dichiarato di aver ricevuto aiuto dai ministeri governativi, mentre il 7% ha affermato di essere stato supportato dalle autorità municipali. La maggior parte del sostegno (54%) è arrivata da familiari e amici. Circa il 17% delle donne, inoltre, ha ricevuto aiuto dal proprio datore di lavoro, mentre il 15% ha trovato supporto attraverso comunità virtuali.

Il sondaggio si è concentrato anche sull'impatto che ha avuto il richiamo al fronte dei partner, rilevando che il 21% delle donne ha riferito che il proprio compagno è stato richiamato come riservista.  È in queste famiglie che si riscontrano i livelli di difficoltà più elevati: il 55% delle madri i cui partner sono stati richiamati in servizio ha segnalato danni emotivi o mentali, mentre il 24% ha riferito un impatto negativo sull'occupazione. Per l’8% di esse le conseguenze sono state ancora più gravi: circa il 31% con questo problema ha riportato un impatto negativo sull'occupazione e il 20% ha dichiarato che la salute del proprio figlio è peggiorata.

Nonostante le difficoltà, il 41% delle madri ha dichiarato di sentirsi molto forte e di poter affrontare le sfide sulla sicurezza anche in futuro, mentre il 37% ha affermato di avere una certa forza per continuare. E, tuttavia, il 36% ha espresso la necessità di supporto emotivo, anche se solo il 25% delle madri ha effettivamente cercato supporto da uno psicologo o da un altro professionista.

Rebecca Neuman, responsabile del Dipartimento WIZO per l'Avanzamento dello Status delle Donne, commenta così questi risultati: "La WIZO sta gestendo una rete di supporto che include workshop per le famiglie dei riservisti, ma non è sufficiente. Il fronte interno ha bisogno di un sostegno continuo, proprio come le linee del fronte". 

La WIZO ha inoltre organizzato una serie di eventi e fornito ulteriori servizi per supportare le famiglie dei riservisti, gli sfollati e altri soggetti colpiti dalla guerra, ma c’è ancora molto da fare. 







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